FIGLIE d’EGITTO ovvero Le Supplici

testo e regia di Sofia Bolognini
debutto al Teatro Greco di Segesta agosto 2017


Con Chiara Aquaro, Luisa Borini, Cesare D’Arco, Giacomo De Rose, Aurora Di Gioia, Alice Giorgi, Marcello Gravina, Serena Sansoni

 
 

Note di regia di Sofia Bolognini

Figlie d’Egitto ovvero Le Supplici vuole esserne una sintesi, un rimescolamento, una ricostruzione per frammenti, una reinterpretazione poetica. Rispetto alla tragedia classica, l’ordine degli eventi è stato invertito: le supplici sbarcano sulla spiaggia di Argo dopo aver ucciso i propri mariti, non prima. Esse dunque scappano dalla pena di morte, non dalle nozze. Il linguaggio è un tessuto di sperimentazioni e innesti. L’impianto generale procede per scansioni ritmiche solenni rispettando la sonorità classica. Alcune citazioni particolarmente efficaci dell’opera antica sono state inserite organicamente nel testo, opportunamente segnalate da asterisco. Non mancano innesti moderni, volutamente isolati e stridenti, pensati per disarcionare di colpo l’orecchio dello spettatore. Un’indagine sul conflitto tra Oriente e Occidente, sintentizzati nelle figure del Principe d’Egitto e del Sovrano di Argo. Figure archetipiche, protagoniste di uno scontro sleale e fratricida. Argo è industriale, democratica, senza déi. Egitto è brutale, integralista, tirannico. Con la stessa violenza combattono per il dominio economico sul mondo: i giagimenti di petrolio, che compaiono anacronicamente nella piece assieme a cacciabombardieri e smartphone, confondendo epoche storiche, rimescolando gli eventi. Uno studio sul conflitto di genere, sintetizzato in chiave filosofica. Il rifiuto delle nozze e l’uccisione dei propri mariti significano l’impossibilità del riconoscimento all’interno di una cultura maschilista e imperialista, fondata sul possesso e sull’oggettivazione del mondo (in questo caso, del corpo femminile). Il maltrattamento delle donne che nel testo subiscono le peggiori umiliazioni tanto in Egitto quanto in Grecia, è stigmatizzata in una denuncia filosofica che oltrepassa i confini di genere. Di contro al capitalismo dell’Io e alla lotta per la supremazia, si auspica il ritorno ad una visione più mite del mondo, basata sul rispetto reciproco, la coappartenenza e la cura, della madre verso il figlio, della terra verso gli uomini. Ovunque esiliate e respinte, le Supplici non sono più donne, ma ideali. Non portano frasche d’ulivo, ma una nuova visione del mondo. La Corifea diviene simbolo archetipico della Concordia tra gli uomini, fertile grembo che partorirà l’ultimo Dio. Come una sorta di Madonna pagana attraversa le terre cercando il luogo adatto per dare alla luce suo figlio. Senza riuscirvi.

Indietro
Indietro

Il racconto d’inverno

Avanti
Avanti

Non un’opera buona